Come è andata a finire: Roma e Villa d'Este

Innanzi tutto mi presento: Sono Roberto, membro del Consiglio Direttivo del CRAL della Cassa di Risparmio di Cesena.
Come riportato nel preambolo, il Consiglio ha ritenuto che sarebbe stato opportuno e corretto avere una relazione, ancorché stringata e comunque non esaustiva, di come sono andate le cose nel corso delle gite, anche per completare le singole iniziative con un risultato finale.
Come consigliere partecipante alla gita di Roma del 17-19 aprile sono orgoglioso di essere colui che porta al debutto questa nuova rubrica.

Ma veniamo al dettaglio della gita.

Siamo allegramente partiti alle 6,30 (“quarto d’ora accademico”), causa un intoppo non previsto, ovvero un incidente stradale verificatosi sul percorso di un paio di partecipanti ed un “colpo di sonno” di un terzo membro della spedizione.
Ciononostante tutto a posto. Dopo la sosta tecnica di rito ed un attimo di brivido sull’esito della giornata a causa di un repentino rovescio d’acqua lungo la strada, siamo giunti a Tivoli alle 11,30, puntualissimi per incontrare la guida locale che ci avrebbe illustrato i giardini di Villa d’Este.
Io già li conoscevo, ma credetemi, lo spettacolo di decine di fontane monumentali, cascate, giochi d’acqua, zampilli e peschiere, immersi in un giardino all’italiana esteso su più livelli con suggestivi scorci bucolici e richiami all’arcadia è fa-vo-lo-so. Complice una giornata serena, con solo una punta di pioggia, i partecipanti si sono entusiasmati percorrendo i vialetti sul fianco della collina su cui sorge la villa e fotografando gli angoli più suggestivi. Abbiamo anche potuto ascoltare l’organo, un meccanismo, alimentato dall’acqua di una fontana, che ogni due ore produce musica barocca.
Con ancora negli occhi le immagini del giardino di Villa d’Este un gruppo di coraggiosi ha affrontato un rapida visita alle rovine della Villa Adriana, estesa area archeologica in cui si trovano i resti della villa di Adriano, l’imperatore filosofo. Io non ho partecipato, perché mi sono lasciato tentare da un piatto di pasta con cozze e vongole e le gambe davano qualche segno di squilibrio, ma chi l’ha fatto ne è rimasto entusiasta. Siamo ripartiti alle 15 ed alle 17 abbiamo raggiunto l’hotel.
Dopo la sistemazione in camera ci siamo potuti rilassare un po’ prima di affrontare la serata. Le camere sono state per la quasi totalità soddisfacenti. La fisiologica quota di problematiche (caldo, freddo, piccolo guasto idraulico/elettrico, rumore) è stata efficacemente affrontata e risolta entro la mattinata del giorno dopo.
Per l’uscita serale abbiamo potuto approfittare della disponibilità di Ivano, l’autista del pullman,che ci ha portato direttamente in uno dei punti più classici della movida e della gastronomia romana, Trastevere. Appena sbarcati ci siamo tuffati nel movimento trasteverino, sulla base di quanto ognuno ha valutato di suo gusto. Trastevere trabocca di pizzerie e ristoranti. Precedentemente avevo individuato una selezione di locali e con un gruppetto di partecipanti che ha voluto unire il proprio destino al mio ho raggiunto un ristorante sardo/romano (non posso riportarne il nome), dove abbiamo mangiato molto bene con un servizio che è non il classico romanesco greve di maniera, ma assai professionale ed un po’ retrò, tipo anni ’60. Una bella passeggiata dopo pranzo ci ha fatto digerire le classiche pietanze romane. Finché le gambe hanno retto abbiamo potuto assaporare la notte romana, poi un’opportuna corsa in taxi ci ha riportato all’hotel.
La mattina di sabato abbiamo consumato una abbondante e varia colazione a buffet, con varietà di affettati e formaggi, uova, diverse tipologie di dolci e, non li avevo mai incontrati prima a colazione, pomodori ciliegini.
Con i serbatoi pieni siamo partiti alla scoperta delle tre chiese che costituivano la parte organizzata da programma della visita romana: Santa Maria Maggiore. San Pietro in Vincoli e San Clemente. Il percorso si è snodato per circa 2 chilometri dall’hotel al Colosseo, con una valida guida e dotati di auricolare. Le tre chiese visitate vengono purtroppo messe in ombra dalle mete classiche della città, ma sono comunque assai importanti: a Santa Maria Maggiore, la prima chiesa costruita a spese del Papa, è presente una scheggia della culla di Gesù; San Pietro in Vincoli prende il nome dalle catene di San Pietro che vi sono custodite e soprattutto ospita il Mosè di Michelangelo, una statua che mi ha veramente affascinato; il mosaico dell’abside di San Clemente è di grandissimo impatto ed il tempio di Mitra presente nel sotterraneo è suggestivo. L’auricolare ci ha permesso di avere una spiegazione puntuale da parte della guida, che così ci ha potuto illustrare gli aspetti salienti delle chiese, che altrimenti non avremmo potuto ricevere, poiché la guida non può parlare a voce alta dentro i luoghi sacri. Terminata la visita ci siamo suddivisi verso i locali della zona per il pranzo. Personalmente ho provato un locale a 100 metri da San Clemente dove ho potuto riscontrare un grande rispetto della cucina romana. E’ stato troppo divertente sentire il cameriere filippino che si esprimeva nel miglior romanesco (aho, che ssei cascato dar letto? Mo’ te faccio er tavolo…).
Alle 15 appuntamento all’Arco di Costantino dove Ivano ci aspettava per portarci a Castel Sant’Angelo, da cui si sono potuti raggiungere alcuni dei punti di riferimento della città: la Basilica di San Pietro, Piazza Navona, e, con un po’ d’impegno, Piazza di Spagna. Personalmente ho rivisitato l’ex mole Adriana, arrivando per la prima volta fino alla terrazza con la statua dell’Arcangelo Michele che dà il nome alla fortezza. Affascinante, ma che fatica! Alla fine però ci siamo premiati al bar dell’ultimo piano con un the o una bibita. L’amico taxi ci ha riportato in albergo.
Dopo un doveroso ristoro la maggior parte del gruppo ha raggiunto con il tram Campo dei Fiori assieme a Dalia, la guida dell’agenzia Arcadia che ci ha accompagnato e gestito per tutta la durata della gita, con approfondite spiegazioni dei luoghi attraversati, efficiente assistenza per la risoluzione dei piccoli intoppi che per quanto sia si verificano sempre in gita e disponibilità a consigliare mete di iniziative intragruppo per coprire l’arco della giornata. Un gruppetto di sei volontari mi ha invece seguito prendendo un taxi per Piazza Navona. Su consiglio dell’autista abbiamo raggiunto una trattoria dove abbiamo reso onore ai piatti della tradizione, con un paio di bicchieri di Shiraz, un rosso non doc, che comunque meriterebbe assolutamente la titolatura. Il dopo cena ci ha portato a visitare una piazza Navona in notturna, con la Fontana dei Fiumi ben illuminata. L’atmosfera delle stradine attorno alla piazza era molto allegra, con gruppi di giovani e meno giovani seduti nei locali o in passeggiata. Abbiamo raggiunto il ponte di Castel Sant’Angelo ammirando un Tevere in notturna spettacolare, con la fortezza e la Basilica di San Pietro completamente illuminati; un’atmosfera magica! Tra l’altro sul ponte c’era un complessino di ragazzi che suonavano benissimo. Un gran bel sentirsi. Siamo tornati in albergo ben soddisfatti.
Domenica siamo partiti divisi in gruppetti verso le mete che ognuno aveva definito il giorno prima: Piazza San Pietro per la messa del Papa, il Quirinale per la visita degli appartamenti, Porta Portese per il mercato. Peccato per i giardini del Quirinale, aperti solo il 2 giugno.
Io ho raggiunto Porta Portese alla ricerca di qualche cimelio editoriale d’epoca, ma purtroppo il mercato non è più quello di 15 anni fa: ora ci sono solo bancarelle da mercato rionale, con prodotti di abbigliamento, oggettistica da casa e dvd più o meno originali. Abbiamo acquistato qualche oggettino, ma poca roba. Soprattutto abbiamo fatto un bel po’ di strada, che forse ci ha fatto bene al girovita. Arrivato a Porta Portese non ho resistito: ho toccato la colonna ed ho chiamato: “tana, liberi tutti!”.
Per tirarci su abbiamo raggiunto il nostro fidato ristorante sardo/romano, dove ci siamo ristorati con un pranzo a base di pesce. L’ennesimo taxi ci ha poi portato in Piazza San Pietro. Puntavamo a visitare la Basilica, ma una fila chilometrica ci ha fatto desistere. Ci siamo consolati con una passeggiata sotto il colonnato del Bernini, sempre affascinante, e poi siamo tornati in albergo.
Alle 17 partenza per Cesena, stanchi ma contenti. Dopo cinque ore di viaggio, sopravvissuti ancora una volta alle buche della E45, il cartello di Cesena ci ha segnalato la fine di una gita che mi è parsa ben riuscita, con una diffusa soddisfazione.
Non si sono segnalati particolari problemi, Nessun borseggio e nessun infortunio serio, a parte una socia che purtroppo è incespicata, facendosi male ad una caviglia.
Ultima menzione di stima ancora una volta per Dalia ed Ivano, lei un’accompagnatrice brava e preparata, lui un autista capace ed assai disponibile.
Ci vediamo alla prossima iniziativa CRAL


Roberto

Post popolari in questo blog